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TORNIAMO AD AMARE PESCHIERA

In questi mesi, in cui ho avuto modo di tornare ad occuparmi dei problemi dei cittadini di Peschiera Borromeo, ho riscontrato un giudizio quasi unanime sulla città: è come se fosse spenta e priva di vita, con evidenti segni di scarsa manutenzione e in alcune parti sporca, con pochi negozi e servizi, con poche iniziative sociali e culturali. Alcuni mi hanno proprio detto “E' diventata un deserto”.

Sentendo parlare in questo modo di Peschiera B. mi sembrava di vedere una bella donna ormai trasandata e sciatta, un po' in là con gli anni ma che rimanda ad antichi splendori, come nel passo dei Promessi Sposi del Manzoni che riporto:

“Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d' averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori.” (capitolo XXXIV).

Non vorrei sembrare melodrammatico, ma come studioso di problemi sociali so per certo che quando c'è una percezione della realtà negativa, e addirittura il vissuto di molte persone è negativo, è perché si è “guastato” qualcosa. Per quanto l'attuale amministrazione stia cercando di correre ai ripari con opere pubbliche e interventi manutentivi dell' ultima ora non sembra possa riuscire a recuperare quella fiducia che molti cittadini gli avevano dato.

Ma cosa si è guastato? A mio parere quello che questo sindaco e l'attuale amministrazione non sono stati in grado di fare è stata la mancanza di ascolto e di dialogo.

Innanzitutto non è mai iniziato il dialogo con i dipendenti comunali, anzi, questi anni si sono contraddistinti forse come uno dei periodi peggiori nel rapporto tra sfera politica e sfera tecnica.

Paradossalmente gran parte delle decisioni amministrative di questa amministrazione non hanno mai avuto un respiro e un disegno politico, ma sono quasi sempre state guidate da scelte tecniche. E in questo modo i cittadini non hanno mai avuto nel sindaco e nella sua giunta un interlocutore credibile.

E che dire della partecipazione? Qualcuno potrebbe dire che ci sono stati i bilanci partecipati…già, ma la partecipazione è un'altra cosa che destinare qualche risorsa residuale del bilancio da fare votare a gruppi di cittadini, quando in realtà non vi è stato alcun coinvolgimento sulle scelte strategiche per la città come è avvenuto nel caso del Piano del Governo del Territorio. Per non parlare dei comitati di zona, delle forme istituzionali delle associazioni.

E il rapporto con le imprese, gli imprenditori? Alcuni non sono mai stati ricevuti dal sindaco, benché ne avessero fatta esplicita richiesta e così è accaduto anche per molti cittadini mai ricevuti e depistati ad incontri con qualche dipendente comunale. Qualcuno diceva che la politica è la più alta forma di carità e chi fa la politica deve dimostrare di essere a servizio della comunità. Non sembra questo sia il caso degli attuali governanti locali.

Al posto di dialogare e confrontarsi si è voluto fare prevalere in alcuni casi la violenza verbale, l'attacco personale, la logica amico-nemico.

Il dialogo in politica è l' essenza della democrazia e non significa rinuncia alla propria identità e ai valori in cui si crede.

Il confronto tra posizioni diverse se non dà luogo a quel dialogare che aiuta a maturare conclusioni condivise, non sfocia in una sintesi comprensiva.

La politica così ne soffre perché non è più un dialogo che, nel nome del bene comune, è pronto anche a parziali rinunce, sofferte e però ragionevoli, in vista di un migliore bene comune.


Marco Malinverno

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